Andrea Costanzo Martini è stato ospite per due settimane, tra settembre e ottobre 2019, di due diverse organizzazioni coreane grazie alla collaborazione con il partner SiDance: il Busan Dance Center e lo stesso SiDance Festival. Il coreografo ha avuto a disposizione spazi e tempi per sviluppare e lavorare alla sua nuova ricerca artistica, col supporto dei due direttori artistici delle strutture. Ha inoltre tenuto dei workshop in entrambi i centri, attività che gli ha permesso di entrare in contatto diretto con gli artisti locali. Parallelamente, Andrea Costanzo Martini è stato invitato a presentare un suo spettacolo durante SiDance Festival.

Si è trattato di uno scambio difficile in parte per via della evidente barriera linguistica, ma anche per una incomprensione culturale che ha reso evidente il divario enorme tra le mie aspettative di coreografo e le loro di danzatori. Specialmente il concetto di interpretazione del materiale coreografico è risultato molto diverso. Mentre io proponevo un approccio piuttosto elastico alla rappresentazione delle sequenze, i danzatori cercavano invece di eseguire in maniera identica, anche nei minimi dettagli, i passi ed i gesti da me proposti. (…) Detto questo, si è trattato di uno scambio molto divertente nel quale ci siamo resi conto anche di quanto l’ironia sia vissuta in maniera completamente diversa da luogo a luogo. Quando chiedevo loro di non prendersi sul serio il risultato era sempre un qualcosa al di fuori delle mie aspettative, a volte in maniera esilarante seppur in modo diverso.
Nei giorni successivi ho conosciuto la responsabile del Seoul Dance Center che ci ha portato in visita alla zona della Hongik University, luogo di nascita del famoso K-Pop (Korean Pop). In questo quartiere gruppi di danzatori più o meno professionisti si sfidano pubblicamente in gare di danza (gruppi o singoli) dove l’assurdo è la regola. Ho trovato affascinante questa posizione antitetica rispetto alla scena incontrata precedentemente a Busan. Sono sicuro che se mi fossi fermato più a lungo avrei scoperto innumerevoli altre sfaccettature della danza Coreana.
In generale questo scambio è stato di forte impatto. Non forse direttamente per quanto concerne la Danza in sé ma per un incontro con una cultura incredibilmente ricca e diversa. L’essermi trovato a dover gestire situazioni alle volte non facili, i limiti della comunicazione e l’evidente spaiamento creato da questo divario culturale mi hanno spinto ad un momento di introspezione profondo di cui sento ancora i benefici oggi. La Corea del Sud è un paesaggio umano unico, variegato, ricco e in continua evidente trasformazione. Sono sicuro che la collaborazione (specialmente grazie all’incontro con Sophie del Busan Dance Center) continuerà in futuro.